La busta paga, sebbene sottoscritta dal lavoratore con la formula “per ricevuta”, costituisce prova solo dell’avvenuta consegna, ma non anche dell’effettivo pagamento. A ribadirlo è la Corte di Cassazione con la sentenza del 2 novembre 2018, n. 28029 . La vicenda si riferisce ad un lavoratore che denunciava il mancato pagamento di stipendi e TFR nel periodo gennaio 2003 – giugno 2004. Già la Corte territoriale aveva accertato che la sottoscrizione apposta dal lavoratore in calce alle buste paga non aveva valore …
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La rinuncia al compenso da parte dell’amministratore deve essere inequivocabile, soprattutto se tacita. Il rapporto di lavoro intercorrente tra l’amministratore e la società si presume a titolo oneroso. Con l’accettazione della carica, l’amministratore acquisisce il diritto ad essere compensato per l’attività svolta in esecuzione dell’incarico affidatogli. Un’eventuale gratuità dell’incarico può derivare unicamente da una apposita previsione da parte dello statuto della società ovvero da una apposita clausola del contratto di amministrazione. Trattandosi di un diritto disponibile, l’amministratore, una volta instaurato …
L’iscrizione alla gestione commercianti richiede sempre la verifica dei presupposti. L’obbligo di iscrizione non sorge automaticamente per il socio accomandatario. Sono queste le conclusioni cui giunge la Corte di Cassazione con la sentenza del 16 novembre 2016, n. 23360 . Questi i fatti: il socio accomandatario di una società in accomandita semplice riceve una cartella di pagamento emessa dall’INPS per contributi dovuti alla gestione commercianti. Secondo l’Istituto previdenziale l’obbligo di iscrizione alla gestione commercianti per il socio accomandatario della s.a.s. …
Con la sentenza n. 20218, depositata il 7 ottobre 2016, la Corte di Cassazione ha avallato l’immediata risoluzione del rapporto da parte del datore di lavoro per assenza ingiustificata dal lavoro per tre giorni consecutivi, in base alla previsione del contratto collettivo applicato dall’azienda stessa. I giudici della Suprema Corte si sono soffermati sul tipo di licenziamento da comminare e cioè per “giusta causa” o “giustificato motivo soggettivo”. La scelta ricade in capo al datore di lavoro e dipende dalla …